Le emissioni in FM rischiano l’estinzione? E se così fosse, cosa accadrà alle autoradio e agli impianti di serie? E ancora: perché molte emittenti, associazioni e network hanno creato una app – Radioplayer Italia – per l’ascolto delle radio in streaming? Pensano forse di lasciare la cara, vecchia FM, la modulazione di frequenza e persino il DAB? Sono questi gli interrogativi sorti dopo aver intervistato i protagonisti di questa nuova piattaforma, che è allo stesso tempo tecnologica e consociativa.
Radioplayer Italia è una app, per iOS e Android, e un sito web per ascoltare le radio in streaming ma, a differenza dei più comuni aggregatori alla TuneIn o dei servizi come Spotify, è di proprietà delle emittenti.

Un cambiamento che prende atto della sempre più diffusa connettività verso il Web, ormai più pervasiva delle emissioni in etere, FM e DAB. Quest’ultimo formato di radio nativamente digitale non è stato spinto – e creduto – abbastanza in Italia anche se esistono esempi di successo: la Norvegia, ad esempio, ha “switchato” da tempo.
La app delle emittenti
L’importanza di Radioplayer Italia si evince già dalla compagine societaria di Player Editori Italia, la società che la gestisce, di cui fanno parte i network, quali Radio Mediaset, RAI, RDS, Radio24, RTL 102.5 e Kiss Kiss, e le associazioni come Aeranti-Corallo e FRT-Confindustria.
La app è gratuita e ha un’interfaccia dominata da un “carosello” con le emittenti preferite, un inventario espandibile con facilità selezionando altre stazioni da un elenco in ordine alfabetico. È possibile impostare anche podcast e non manca la possibilità di usarla come una classica radiosveglia e una funzione che suggerisce radio locali. Apprezziamo poi l’impegno verso la privacy: si può infatti leggere che “i tuoi dati personali non viaggeranno altrove, perché sono un valore. Radioplayer non li condivide e non li vende”.
I protagonisti ci hanno detto che…
Per saperne di più abbiamo interpellato esponenti di Radio RAI, RTL 102.5 e Radio 24 apprendendo cose molto interessanti e anche inaspettate, quelle che hanno creato gli interrogativi citati in apertura.
Lorenzo Suraci e Eugenio La Teana di RTL 102.5, per esempio, ci hanno detto che il progetto è no profit e le quote di adesione (abbordabili anche per una singola emittente) sono impiegate per ricerca e sviluppo. Radioplayer nasce per riunire le emittenti sotto un unico “ombrello”, così grande da permettere il confronto diretto con le case automobilistiche e i costruttori Hi-Tech. L’integrazione con le head unit di ultima generazione, che già commutano fra FM e DAB, aggiungerà un’ulteriore piattaforma che ‘porta’ la musica dal Web. Radioplayer fornisce contenuti certificati e affidabili, a differenza di quel che fanno gli aggregatori, perché è un’iniziativa delle emittenti in prima persona.
Roberto Sergio di Radio RAI ha evidenziato il ruolo dell’emittente pubblica in Radioplayer Italia. Gli aggregatori hanno un loro ruolo nella diffusione dei programmi ma RAI è, in qualche modo, ‘ospite’ di app terze come le altre emittenti. Con RadioPlayer RAI è parte attiva e gestisce in prima persona oneri e onori della diffusione dei programmi.
Roberto Sergio ha ribadito la volontà aziendale di continuare a presidiare i vari canali di diffusione ( FM, TV, DAB, IP) e, nello stesso tempo, ha detto che le FM, a lungo termine, sono destinato a cedere il passo, dal momento che sono le uniche analogiche e che il digitale sfrutta la banda delle frequenze molto meglio.
Federico Silvestri, di Radio24, ha spiegato che tutte le ricerche concordano sul fatto che l’aumento del numero dei dispositivi utilizzati – radio tradizionali, smartphone, smart speaker e simili – aumenta la durata giornaliera dell’ascolto ed è quindi benefico. Abbiamo anche saputo che, grazie all’avvento del 5G, le case, le auto e le città saranno più connesse e più velocemente e Radioplayer farà la sua parte in questa trasformazione digitale.
Dispositivi e qualità del suono
L’app RadioPlayer è la versione italiana di un progetto nato nel Regno Unito ad opera delle emittenti targate UK. Questa piattaforma tecnologica, nata nel 2012, si è poi estesa a molti Paesi europei e in Canada. È possibile anche scaricare la versione dedicata per ascoltare le radio di un altro Paese. La forza del network costituito dai vari Radioplayer nazionali sembra aver raggiunto lo scopo del quale ci hanno parlato gli esponenti di RTL 102.5. La piattaforma è stata infatti adottata da gruppi quali VW, Renault, Citroen e si sta parlando anche con FCA. Le head unit degli impianti di serie avranno quindi anche questa sorgente, che aggiungerà un canale alle radio ibride FM – DAB. La radio IP avvantaggerà poi le head unit basate su Android, già interessanti di per loro perché possono ‘pescare’ dallo sconfinato mercato delle app. Oltre ai dispositivi “motorizzati” con Android e iOS (compreso Chromecast), aderiscono alla piattaforma anche gli smartspeaker Alexa, i sistemi Sonos e il Bose Soundtouch.
Il suono sembra avere pregi e difetti del digitale: virtuale assenza di disturbi, buona separazione e risposta in frequenza piatta si uniscono a sonorità a volte asettiche e fredde, soprattutto se il bitrate è basso.
Una notazione soggettiva: il Direttore Rocco Patriarca riscontra un maggior calore delle emissioni in FM ma attende con fiducia, come chi scrive, le evoluzioni che il digitale ha sempre dimostrato di riuscire a percorrere.
Questa sfida fra bit e onde è, da sola, una buona ragione per comprare ACS 230: cosa ne dite?
di Nicodemo Angì