Radiopensieri
È stata una grande sbronza quella seguita al Festival di Sanremo che, piaccia o no, movimenta il mercato musicale italiano. Una sbronza che ha portato ogni emittente radiofonica, o quasi (penso a Radio Maria o Radio Vaticana, non solo quest’anno particolarmente “distanti”…), a parlare, h24, del Festival. Forse poco delle canzoni, ancor meno delle tendenze musicali e più dell’evento in sé. Al punto che ascoltare la radio, nonostante la volontà di un approccio sano e privo di preconcetti dei brani sanremesi, è diventato davvero molto pesante.
Non se ne può dare la colpa a Sanremo, certo, né tantomeno alle emittenti, che di questo panorama musicale sono complici, forse artefici, forse inconsapevolmente vittime. Certo è che, protetti nel nostro abitacolo, in una calma sera di febbraio postfestivaliera, macinando chilometri, abbiamo dalla nostra l’arma più potente e più temuta da ogni emittente: quel tastino sull’autoradio che cambia la frequenza di ricezione. E che non ci costa neanche tanto sforzo di allungamento delle braccia, perché è quasi sempre presente anche sul volante.
Non ho particolari sensi di colpa quando interrompo un brano per passare ad una emittente diversa. Quantomeno non ho gli stessi sensi di colpa che ho realizzato di avere, dopo un certo processo di analisi interiore, quando interrompo un ascolto di un brano che ho selezionato io stesso, da un Qobuz o da un CD. Un senso di colpa che chi ascolta i vinili comprende benissimo. Forse perché sono consapevole che le emittenti possono contare su innumerevoli altri ascoltatori. O forse perché… non sopporto certa musica oltre il necessario momento “esplorativo”. Questione di gusti. Certo, però, se qualcuno me la spiegasse…
Però… Mi viene in mente che sono riuscito ad ascoltare, su Rai Radio2, anche terrificanti brani di trap olandese. Magari dopo una ballad dei Beatles a sua volta seguita da un brano di Snoop Dogg, del quale ho (inutilmente) anche cercato di capire le parole dopo essermi assicurato che la taratura del mio impianto non risentisse delle basse frequenze volutamente in saturazione del brano. E volete sapere perché? Semplicemente perché qualcuno me ne ha spiegato il senso.
Sono sintonizzato su Rai Radio2, con il DAB che mi permette un ascolto quantomeno onorevole. Non sono più al centro di Roma dove la FM, ripetitore di Monte Mario, suona meglio del DAB, e non serve un doppio cieco per dimostrarlo. Ascolto Ema Stokholma e Gino Castaldo discorrere di musica e proporre brani, da due punti di vista diversi, da due esperienze musicali diverse, senza preconcetti, senza esclusioni. Ognuno con i propri gusti ma, soprattutto, cercando di spiegarsi a vicenda e di spiegare a tutti noi cosa ci sia dietro al brano che stiamo per ascoltare.
Brani di qualsiasi tipo, di qualsiasi epoca, uno accanto all’altro, con naturalezza. Anche dell’ultimo Sanremo, per cercarne un senso. Il trap segue il rock, a un cantautore italiano segue l’hip-hop, persino neomelodici che fanno da contraltare a deliranti rapper americani. Insomma, un susseguirsi di brani che, se fossi stato io al comando delle operazioni (leggi, se avessi dovuto scegliere io che musica ascoltare) non ci avrei mai nemmeno pensato. Però imparo ogni giorno qualcosa. Anche a capire ciò che non mi piace. Sarà forse questo il modo migliore per divulgare buona musica? Tante altre emittenti offrono musica, e diversi programmi spiegano, raccontano, narrano quale musica andremo ad ascoltare o stiamo ascoltando. Anche Rai Radio3, diversamente, ma altrettanto efficacemente.
Guidando nella notte ed ascoltando musica si rincorrono i pensieri. Quanti dei brani entrati nel mio “olimpo” personale sono stati “suggeriti” da amici, conoscenti, trasmissioni radio o TV? O magari ascoltati nelle fiere di settore? Non serve pensarci tanto: tantissimi. I Genesis, ad esempio, li ho conosciuti alle medie: se ne parlava tra aspiranti “strimpellatori”. E dalle riviste, che hanno da sempre suggerito titoli e storie. AUDIOreview, ma anche la stessa ACS propone su ogni numero tanti nuovi dischi che, talvolta, incuriosiscono. Ieri era più complicato scegliere e occorreva “comprare” per sentire. Oggi basta un click e su Spotify, o Tidal, o Qobuz, o dove vogliamo, possiamo immediatamente fare nostro il suggerimento della rivista.
Su ACS ci sono anche suggerimenti diversi. E su questo numero ancora più diversi. Oltre a farci condurre da Fabrizio Medori all’interno di album di cui conosciamo, spesso, un solo brano, la playlist di ACS questo mese è davvero speciale. Marco Cicogna ci conduce fra pagine immortali scelte con quella straordinaria verve alla quale Marco ci ha abituato. Una playlist già pronta, basta inquadrare il QR Code, su Spotify e Qobuz, dove, chi ha un abbonamento premium, potrà ascoltarla anche in Hi-Res Audio! Come? Anche attraverso il protagonista della nostra cover story, quel piccolo oggettino del desiderio di casa Audison chiamato B-CON che permette di ricevere un segnale Hi-Res in Bluetooth e mandarlo, digitalmente, ad un processore. Per ascolti di alto livello!
Sempre a proposito di alto livello, è stato davvero entusiasmante affrontare in laboratorio e all’ascolto le capacità di un componente, l’Audio Solution Powerblock S-150, che da solo… non suona, ma permette agli amplificatori non stabilizzati di dare il massimo. Qualsiasi amplificatore non stabilizzato. Al di là delle sue doti di controller dell’impianto, distributore e monitor di tensioni e temperature, il Powerblock si dedica al suono dell’impianto dall’“interno”, offrendo un ulteriore possibile miglioramento del suono dell’impianto di bordo.
Mentre inseguo i miei pensieri, “la radio mi pugnala con il festival dei fiori”, come dice il poeta, e mi riporta alla riflessione su Sanremo, sull’importanza dell’ascolto della radio in auto e sul nuovo viaggio che, insieme a Nicodemo Angì, faremo sulle pagine di ACS per andare a guardare all’interno delle emittenti. Da critici ma anche da appassionati di musica. In fondo, le giornate passate in auto, sono sempre, e sono sempre state, “Radio Days”.
di Rocco Patriarca