Voglia di emozioni

Torno indietro nel tempo, quando mi arrampicavo davanti a quei grandi, terribili diffusori da concerto per ascoltarne il rumore di fondo e cercare di captarne le ansie, i respiri. Quando le migliaia di watt sparate da componenti di efficienza straordinaria attraversavano l’aria per disegnare, dal banco della regia audio, lo spettacolo per tutto il pubblico presente. Quando la mia scelta di un microfono sul palco faceva la differenza per l’artista, i manager, il pubblico.

L’emozione di una performance dal vivo, la tensione del prima, l’energia del mentre e la soddisfazione del dopo, è un qualcosa di unico. Un brano nasce dagli applausi, sull’onda dell’emozione creata dal brano precedente, ed accompagna il pubblico su altre sensazioni, su altre “corde”. I diversi brani e le diverse emozioni si susseguono serrate. Magari meno intense in alcuni momenti, in qualche passaggio. Ma con il corpo ed il cuore pronti e ascoltare, a vivere, a fare propria l’emozione della musica.

È difficile dimenticare quelle sensazioni, quelle emozioni. E le cerco ogni volta che qualcuno dei brani di quei momenti, di quelle tourneé, passano per radio o spuntano fuori da YouTube o Spotify grazie ad imperscrutabili algoritmi o in ancora più improbabili playlist. Ognuno di quei brani ha mille aneddoti, ricordi e sensazioni legate ad esso. Volti e voci, posti e persone, difficoltà e soddisfazioni. Il rischio di farsi trasportare dalla musica in altri tempi ed altri luoghi è molto forte. Ma ad ognuno di noi succede questo. Ognuno con le sue sensazioni, ognuno con il suo vissuto.

E poi capita di ascoltare, per radio, un brano di un ragazzo che ha qualcosa da dire. Lontano dalla mia età. Più vicino a quella di mia figlia che lo annovera tra i suoi idoli. Parole forti, brano studiato, sonorità eccessive ma solide e voce chiara, centrale, d’impatto. Sono rimasto ad ascoltare e sono rimasto colpito. Un brano e mille pensieri. E la voglia di alzare il volume ed ascoltare bene, anzi benissimo.

La radio, il volume, l’auto, Roma, il traffico. E soprattutto il brano. Tutto insieme a concorrere a creare emozioni. Le stesse emozioni di una vita lontana arrampicato su qualche americana. Ad alto volume, carica di bassi, potenti e smorzati. Con la voce che penetra, centrale e a fuoco. Sensazioni che voglio ascoltare a modo mio, a modo nostro. Rifletto.

Dove posso ascoltare musica oggi per avere emozioni, per cercare sussulti? Che siano brani del mio mondo o del mondo di oggi, non ho più modo di ascoltare musica, di farmi attraversare delle parole, di emozionarmi se un ragazzo, ma anche un uomo maturo, o una ragazza, o una Signora della musica ha qualcosa da dire, da comunicare, da urlare.

A casa? Purtroppo non è possibile. Per questioni di tempo. Per questioni di spazio, di quieto vivere con i vicini. E perché molti nostalgici scambiano il “rito” di ascoltare musica con l’ascoltare musica. Al lavoro? Beh, lo confesso, sono un privilegiato per essere circondato da macchine da musica da sogno, sempre nuove, sempre belle. Tuttavia ascolto apparecchi. C’è la cuffia. Rifugio di ogni adolescente. Panacea per moltissimi altri. Si può ragionevolmente alzare il volume. Si può ragionevolmente ascoltare bene. Per fortuna senza infastidire nessuno. Purtroppo senza coinvolgere nessuno.

E poi c’è l’auto. Chi vive l’auto come vive la musica può comprendere che non stiamo parlando di un semplice mezzo di trasporto. Per il mio “io” ventenne musica significava emozioni. Auto significava libertà. E l’insieme è stato devastante. Ogni genere di musica su ogni genere di impianto, in auto, al meglio delle sue possibilità. Nel corso degli anni. Seguendo tendenze e cambiando componenti, con sempre maggior esperienza, sempre più immerso nella voglia di capire cosa può emozionare, sempre più.

L’abitacolo è un ambiente d’ascolto tutt’altro che ideale ma oggi rischia di essere sempre più l’unico ambiente di ascolto “vero”, dove poter scegliere la propria musica e continuare a vivere quelle emozioni che solo un ascolto di qualità può offrire. E dove poter esplorare nuovi territori musicali senza remore, senza difficoltà. C’è la radio, ci sono le nuove proposte in streaming. C’è la rete e le sue tentazioni musicali, anche video. C’è la propria musica, anche in HD. E ci sono mille modi per ascoltarla, mille modi per viverla.

Si può vivere la musica su una vettura highlight, come la Jaguar XE con un impianto straordinario. Oppure su un’Alfa rossa, elegante e grintosa, dall’impianto “smart”. Su una BMW, ottimo banco di prova per migliorare in mille modi l’impianto di serie. Si possono scegliere componenti fantastici, dei “system in a box” potenti e universali o finali “puri” e raffinati. Oppure dedicarsi a far andare al meglio subwoofer nei box e nelle soluzioni più opportune, con la soddisfazione di capire i perché e godersi i risultati.

Ciò che conta è arrivare al cuore della riproduzione musicale. E della sua avventura in auto. Per godersi al meglio tutto ciò che alla fine è importante. Le emozioni.

Rocco Patriarca