A qualcuno sembrerà strano ma per molti rifugiarsi all’interno dell’abitacolo della propria auto può essere una liberazione. Si lascia fuori il mondo esterno, fatto di stress, impegni, persone e rumori. Prima di mettere in moto la vettura e concentrarsi sulla guida, da eseguire sempre con la massima cura ed attenzione, un momento per tirare il fiato, per rilassarsi, per fare il punto della situazione.
Basta un momento, però. Qualche secondo. E poi, una volta partiti, la mano corre veloce verso il pulsante di accensione. Dell’autoradio? Dell’impianto? Sì, forse, ma soprattutto della musica. È la nostra passione, la nostra esigenza. In auto beneficiamo dei momenti migliori in cui godere della nostra musica, quella che ci rappresenta. La “nostra” musica, la straordinaria colonna sonora della nostra vita. Ma anche “l’altra” musica, quella nuova, quella tutta da scoprire. Musica che non conosciamo, che sia di catalogo, storica, di ieri o l’altro ieri. Oppure inedita, appena proposta o appena uscita.
Quest’ultima ce la propone la radio, fedele compagna di viaggio sin dalla nascita, quasi contemporanea a quella dell’automobile. Coloro che ascoltano la radio in auto sono una grande fetta dei radioascoltatori italiani e chi fa radio lo sa. Ascoltano con grande attenzione anche i programmi più interessanti, con musica più impegnativa, con format più intelligenti e culturali rispetto ai soliti programmi stralunati e goliardici di alcune emittenti, peraltro molto seguite, che possono anche essere lasciate giorni interi in sottofondo in ufficio, nei supermercati o in mille altri luoghi.
In auto no, in auto siamo attenti. Vogliamo ascoltare bene, senza disturbi e senza interruzioni. Ed è per questo che abbiamo tanto atteso il DAB che ci offre qualità di ascolto e una tecnologia di sintonizzazione che promette stabilità e continuità nella ricezione in movimento. Ed è per questo che ci rende furiosi il fatto che nell’Anno Domini 2020 una buona parte del territorio italiano, compresa casa mia, per quanto riguarda il DAB sia ancora scoperto. Al punto che, come ho scritto ormai tempo fa, mi viene il sospetto che non ci sia molta volontà di far progredire la copertura, visto che è più semplice ascoltare le stesse emittenti via web radio, essendo la copertura in termini di telefonia mobile di gran lunga più capillare.
Con il DAB e le web radio, e soprattutto con la cara, vecchia FM che assicura tutto sommato una qualità ancora apprezzabile grazie ai tuner di ultima generazione, riusciamo a soddisfare la voglia di ascoltare musica, ultime novità comprese. C’è chi le ascolta da Sanremo, inesorabile appuntamento italiano di febbraio che si è liberi di ignorare ma che comunque condiziona il costume e il mercato discografico. C’è chi (come me) si lascia coccolare dai percorsi di “Back to back” di Gino Castaldo e Ema Stokholma, la sera durante i lunghi viaggi per eventi, fiere, concerti ed altri luoghi della musica e durante il giorno in podcast. E c’è chi ascolta lo storyteller Matteo Caccia, chi si balocca con il Ruggito del Coniglio e chi preferisce Radio Deejay o qualcuna delle altre mille espressioni di quel grande mondo che è l’emittenza radiofonica.
Ma poi c’è la “mia” musica. Quella che fa parte della mia vita, che ho raccolto in cassetta tanti anni fa, in CD masterizzati qualche anno dopo, in USB Key qualche tempo fa e nelle playlist di Qobuz o Tidal, con qualità sempre crescente, oggi. Titoli storici più o meno noti ma che sono parte integrante della mia esperienza di vita. Insospettabile per chi è diverso da me, incomprensibile per chi è al di fuori del mio mondo. Un esempio? “Luglio” di Riccardo Del Turco, “Il mondo” di Jimmy Fontana, “Che sarà” di Gianni Meccia ed ancora Jimmy Fontana. Brani anni ’60 che però hanno segnato la mia vita nella mia prima tournée da tecnico del suono, tanti anni fa.
“La mia musica”, per ognuno di noi, è una musica diversa. Che è un piacere ritrovare quando si è da soli, al cospetto di nessun altro all’infuori di noi stessi e dei nostri pensieri, in quell’auto, magari in coda in autostrada o di notte, a velocità di crociera (o di codice stradale, fate voi), lungo una statale deserta. E l’ultima cosa che vogliamo è non riuscire ad ascoltare al meglio quel brano che ci ronza in testa, richiamato da un profumo o da una sensazione, che il nostro impianto sappiamo in grado di riprodurre al meglio. E non sopportiamo più formati file non leggibili, app incompatibili, emittenti non ricevibili, Bluetooth non connessi o altre situazioni che non ci permettono di ascoltare la nostra musica, di ritrovare le nostre sensazioni.
La tecnologia attuale non lesina soluzioni ad ogni problema e le più attente tra le aziende che si occupano di riproduzione di musica in auto lavorano per soddisfare tutte le esigenze, offrendo prodotti sempre più completi e di qualità straordinaria, come il Virtuoso protagonista della nostra copertina. Ma ci sono molti altri aspetti proposti dai costruttori che vengono poco sviscerati, come il DAB stesso, le estensioni del DAB+ o le possibilità del sistema rispetto alle web radio. O la sua obbligatorietà di legge in tutti i nuovi ricevitori.
E soprattutto come si integrano i vari servizi di streaming che oggi la fanno da padrone nella riproduzione della musica in auto. Già, Spotify e Deezer, Amazon Music e Apple Music, Qobuz e Tidal e così via. C’è tutto, musica nuova e conosciuta, le mie playlist e quelle di amici e “influencer”. E le novità escono prima qui che sulla radio o sui dischi. Possiamo collegare lo smartphone via Bluetooth. Ma siamo sicuri di come lo stiamo facendo? Si può sentire meglio? Si può migliorare? E si può sentire nelle autoradio di impostazione tradizionale, come i sintoricevitori di serie dell’attuale generazione e quelli proposti da aziende aftermarket che sono un po’ più avanti? E che vantaggi ho usando ambienti operativi proposti da Apple e Android, che si sovrappongono ai primi? E la nuova ondata di sorgenti personalizzate ed evolute basate su Android, che si stanno diffondendo sul mercato?
Sorgenti Android, Bluetooth, DAB, piattaforme di streaming, dotazione delle auto, interfacciamenti e, soprattutto, sistemi di riproduzione. È di questi argomenti che andremo a parlare nei prossimi mesi, sviscerandoli, facendoli nostri e sfruttandoli per trarne il meglio. Perché il mondo della riproduzione in auto raggiunge traguardi sempre più ambiziosi spostando in avanti l’asticella delle prestazioni, come ci dimostra il Virtuoso. E come andremo a scoprire in tutti i prodotti protagonisti dei nostri test. E come approfondiremo in nuovi spazi, dedicati alla tecnica, agli impianti e alle realizzazioni in auto.
Perché abbiamo tanta, tanta voglia di musica.
Rocco Patriarca