2021

È certamente un anno strano questo 2021. È il primo anno in cui l’umanità connessa, quella che ha accesso, quasi globalmente, a informazioni reali per la maggior parte, ma anche fuorvianti, false e molto spesso tendenziose, deve affrontare un periodo post-pandemia.

Sarà il 2020, iconico nella sua struttura numerica, ad avere il “privilegio” di essere ricordato sui libri di storia per la grande pandemia da coronavirus che ha colpito l’umanità. Un anno che ha visto un mondo ipertecnologico fermarsi, una civiltà intera ibernarsi, una macchina lanciata lungo la folle corsa della storia rallentare e bloccarsi. Sgomenta. Impotente. Per poi ritrovarsi parzialmente durante l’estate ed esprimere, forse troppo presto, un senso di libertà e di voglia di serenità che, in fondo, prima non c’era mai stato.

Il 2021, da par suo, è giunto forse troppo in sordina, troppo presto per molti processi ancora agli inizi. Ci ha portato un inverno ancor più terribile dal punto di vista della pandemia. Ma l’umanità stavolta non è rimasta a guardare. Ha finalizzato la reazione “farmacologica” al virus, sfociata in una campagna di vaccinazione imponente, con miliardi di persone che hanno riposto nel vaccino la speranza di una uscita dallo stato pandemico e un ritorno alla normalità.

Ma nonostante questa reazione, sarà davvero difficile tornare a quella che oggi definiamo “normalità”, pensando agli anni pre-pandemia. Sicuramente c’è stata una deviazione dal corso intrapreso dagli sviluppi della storia. E sicuramente ci sono delle ripercussioni in angoli della sociologia e dell’economia di cui sarà difficile non tenere conto.

Basti guardare alle grandi manifestazioni sportive. Gli Europei di calcio e le Olimpiadi, ad esempio. In entrambi i casi sono stati denominati (magari anche per problemi di marchi registrati) come Euro 2020 e Tokyo 2020, anche se sono stati disputati nel 2021. Ma i bilanci di queste manifestazioni sono stati catastrofici, soprattutto per i giochi olimpici la cui sede, il Giappone, ha temuto gli effetti della pandemia al punto da non permettere alcuna apertura al pubblico delle mille manifestazioni che le Olimpiadi prevedono, con perdite economiche ingentissime che si tradurranno in grandi dubbi ed enormi difficoltà di investimenti per le prossime edizioni.

Il 2021 sta anche scontando il grande cambiamento del concetto di “globalizzazione” che ha visto scricchiolare il decentramento di attività produttive e la delocalizzazione di parti di aziende in paesi più favorevoli ai committenti. Funziona, ma a patto che ciò mantenga una sua dinamicità in paesi “concilianti” ma soprattutto che la logistica funzioni in maniera straordinariamente efficiente.

Capita poi, nel 2021, che un gigante del mare blocchi l’unica rotta tra l’Oceano Indiano ed il Mediterraneo e migliaia di navi ritardino e con esse le produzioni direttamente dipendenti dall’uso delle merci a bordo. Capita che una delle più grandi ed imponenti fabbriche di chip mondiali, Renesas, in Giappone, venga distrutta da un incendio mettendo in crisi un settore già in forte difficoltà per l’aumento esponenziale di richiesta da parte dell’elettronica di consumo (chip per centraline di auto, smartphone, tablet, PC e comunicazioni, la cui richiesta è schizzata alle stelle per l’aumento del traffico dati, ad esempio per lo smartworking, durante la pandemia), con la conseguente difficoltà nell’approvvigionamento da parte degli assemblatori, i ritardi nella produzione e lo stop di fabbriche presenti in giro per il mondo, a partire da quelle di auto in Europa ed in Italia, come sta avvenendo in questi giorni in Stellantis.

Allo stesso modo, un incendio alla Asahi Kasei Microdevices (AKM), precedente a quello già citato, ha messo in enorme difficoltà la catena di approvvigionamento dei chip nel mondo dell’hi-fi. Processori, DSP, convertitori e altri (pregiati e non) chip della casa giapponese non sono stati consegnati. E di conseguenza amplificatori, processori, cuffie, videoproiettori, videocamere, cellulari e mille altri prodotti, anche insospettabili (come elettrodomestici smart), hanno subito forti ritardi. I costruttori si sono rivolti ad altri fornitori ma hanno dovuto cambiare layout delle schede, riscrivere firmware e correre ai ripari facendo aumentare la domanda (e i prezzi) e procrastinando in avanti (ma quanto avanti?) le uscite dei nuovi modelli.

EISA, da questo punto di vista, è un osservatorio privilegiato. Abbiamo avuto sin da subito i primi sentori di queste difficoltà delle aziende al momento della presentazione dei nuovi prodotti per la scarsezza dei “sampler” da provare per capire se potessero o meno essere premiati e presentati ai nostri lettori. Non solo nell’In-Car Electronics ma in ognuno dei settori di cui l’EISA si occupa. E l’uscita di diversi prodotti, alcuni dei quali davvero interessanti, sono stati spostati in avanti.
In compenso, c’è stata una abbondanza di componenti di altro genere. Lenti, casse acustiche e tanti, tanti altoparlanti, categorie che hanno comportato una selezione più impegnativa.
Di certo c’è che il 2021 è il primo anno post-pandemia, nonostante gli effetti della stessa pervadano ancora completamente la nostra esistenza. Un anno in cui si è cercato di reagire agli accadimenti profondi che hanno attraversato la nostra società che, con i grandi eventi, Europei ed Olimpiadi, sta dimostrando di voler recuperare il tempo perduto. Ma che ha bisogno, inesorabilmente, di ripensare le basi per il proprio futuro.

Rocco Patriarca